domenica 2 agosto 2009

La Forza Di Rialzarsi

  Tutto cominciò per me quando la casa in cui vivo era una semplice casa di vacanze. Un ragazzino curioso, invaghito del passato, che si trova di fronte a qualche anta misteriosamente chiusa a chiave, di un armadio a muro nella camera da letto di quel gran padrone di casa, mancato da poco. Una persona molto ricordata, conosciuta da molti e sempre apprezzata, ma che, nonostante fosse mio nonno, non ho mai conosciuto abbastanza.
  In quell’armadio scoprii un paio di giradischi e qualche vinile, tra cui un paio della mia attuale cantante italiana preferita: Mina.
Canzoni d’amore, canzoni impegnate, specchio di una personalità non convenzionale e che fece della sua voce, l’unico strumento di comunicazione col resto del mondo. Lo fece dopo avere capito che spesso la gente ci giudica per quello che vedono fuori di noi e non per come siamo dentro.

  Cominciai un percorso musicale che mi piaceva tantissimo. Piano piano scoprii un sacco di artisti, sempre improntati sul genere melodico. Agli occhi degli altri potevo già parere un po’ weird, freak o, semplicemente, babbo e sfigato. Poco importa. Da una parte, Mina resta una delle migliori in Italia e, dall’altra, ho cominciato ad apprezzare la musica black (raggiunta dopo vari percorsi di duetto in duetto, partendo dal film “Guardia del Corpo”) prima che questa cominciasse a spopolare nel nostro paese.

whitney-houston-album-cover-photo   Proprio quest’ultima, Whitney Houston, è un particolare esempio. Ha cominciato a spopolare negli anni ‘80, giovane e piena di un talento che siamo tutti concordi nel ritenere un vero e proprio dono: una voce potente, un soprano drammatico in grado di mettere in atto dei vocalizzi complessi con estrema facilità. Adoro i vocalizzi black.
Cantante che ha conosciuto periodi difficili: un marito deludente e invidioso, la droga, i debiti. Ogni volta però che finiva nel baratro, trovava sempre la forza di risollevarsi: lo fece con l’album Just Whitney. E, dopo sei anni e oltre di silenzio, quando proprio la si dava per spacciata, eccola rispuntare con un nuovo album inedito. La voce provata dalla droga, dagli anni (oramai siamo a quota quarantasei). Una voce matura. Oggi non è più il caso di gridare, ma di riflettere sul proprio percorso. Un timbro come il suo è ancora in grado di esprimere determinate emozioni, come tutti del resto a modo proprio.

  Aspetto con ansia l’uscita del nuovo album, ponendomi chiaramente in contrasto con tutti coloro che hanno sentito in anticipo il singolo “I Look To You” definendolo scialbo. Conoscendo l’artista, il suo percorso, e comprendendo il testo, non si può non ritenere il brano un lavoro di basso impatto emotivo.

  La forza di risollevarsi. Dopo tante delusioni, dopo tante ferite. Capita a tutti di trovarsi in periodi bui. Lo potete constatare con me: è come se attraversassi una autostrada fatta di continue gallerie, con pochi spunti luminosi. Lo potete constatare su voi stessi, sulle vostre esperienze, sulle vostre conquiste e sconfitte.
Ed io ho trovato un piccolo rifugio rigenerante. Quando tutto si fa vivo, mi chiudo in camera e canto. Sfogo le mie emozioni. A volte le esaspero. Vi è mai capitato di cantare una canzone e di sentirne tanto l’emozione che esprime, da viverla in prima persona? Una specie di sindrome di Stendhal applicata alla musica. A me capita.
Dopo però mi sento meglio.

  Sereno come dopo una lotta tenera, sotto la luna e accarezzato dalla brezza di mare, in un luogo tutto mio, in abbraccio intenso, dolce, protettivo.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Piacevolmente riflessivo, come tuo solito.
Buona prosecuzione estiva,
Rupert

Loki ha detto...

Capito ora che ho aggiornato il blog con un nuovo post.
Grazie, mi fa piacere sapere che apprezzi.

Buon finale estivo caro Rupert
:-)