domenica 13 maggio 2007

Family Day: Esame di Maturità.



In questi giorni la questione del “Family Day” mi ha fatto pensare un po’ di cose.
E giungo quindi ad una serie non di conclusioni, ma di riflessioni che mi piacerebbe porvi per invitarvi a riflettere su alcuni punti, senza però fomentare discussioni etiche, politiche o religiose. Prendiamola come una specie di “per informazione”.
La crescente critica nei confronti dei Di.Co. promossa in primis dalla chiesa cattolica, e l’isterismo che ha portato una certa ondata di omofobia in Italia, più di quanta non ce ne fosse già, non sembra tenere conto della natura, a mio avviso, esclusivamente giuridica di tali patti e la serie di diritti tutelanti che assicurano alle così dette “coppie di fatto”. E per specificare vorrei anche ricordare che le coppie che in tal caso verrebbero tutelate nei Di.Co. non sono tutte omosessuali. Chissà perché noi gay finiamo sempre per essere eletti a capro espiatorio delle rivendicazioni a cui va contro la Chiesa.
Non muovo una critica nei confronti della Chiesa Cattolica in quanto non sono a valutarne l’ipocrisia che in essa regna riguardo alla già tanto discussa questione dei preti pedofili o generalmente dei prelati gay. Sono anzi ad affermare che la chiesa cattolica è libera di avere i suoi principi, e ognuno al mondo è libero di avere la sua religione, quindi di aderire o no al cattolicesimo, come al buddhismo (per citarne due diverse). Però queste iniziative sociali sono uno strumento emanato dalla politica e voluto dal popolo (in maggioranza o no). E la politica, in genere, è proprio lo strumento attraverso cui il popolo si governa, tutelando i propri diritti al fine di una civile convivenza. Non capisco come si possa permettere che la chiesa abbia così tanta influenza sulla politica. Certo mi rendo conto che essendo un paese cattolico, l’Italia, ha un grosso handicap che porta spesso una certa omofobia a causa della quale, lo vediamo tutti, non è facile vivere la propria situazione gaia nel paese.
D’altra parte però vorrei anche precisare due cose. Quando si giunge ad uno scontro, la colpa non è sempre e solo di una parte o dell’altra. Quindi, come la società, influenzata dalla invadente presenza (spesso e volentieri politica) della Chiesa, pecca di omofobia, dall’altra troviamo un mondo gaio che mal si presenta agli occhi del resto della civiltà.
Ho avuto modo di parlare con una serie di ragazzi gay, che hanno affermato come, in Italia, il mondo gay sia rappresentato esclusivamente con una connotazione, come dire!? Circense. In televisione il mondo gaio è spesso rappresentato da personaggi, mi permetto di definire (anche se non in modo propriamente rispettoso) “checche”, spesso dai modi isterici, maligni, infidi, falsi. Ho conosciuto alcuni ragazzi gay, molto effeminati, con modi decisamente identici a quelli sopra descritti. Non tutti i gay di quella fattezza sono così. La maggior parte pare invece (e purtroppo) così. Peccato. La maggior parte dei ragazzi gay sono semplici maschi, dal comportamento quasi esclusivamente maschile che hanno come unica differenza dai maschi etero, l’attrazione per ragazzi dello stesso sesso. Tutto qui. Ecco quello che mi sento dire spesso. Ecco quello che non appare agli occhi della società.
Altro madornale errore, fatto dalla televisione, è confondere i travestiti e i transessuali, come gay. Non sono gay. Perdonatemi se sembrerò razzista o emarginante, ma il travestitismo e soprattutto il transessualismo denotano una malattia. Sono persone malate che invece di essere aiutate e comprese (soprattutto comprese) sono ridicolizzate attraverso i mass media. Travestiti e transessuali che prepotentemente si mostrano come per dimostrare che anche loro hanno diritto di vivere a pari diritti, ma che, ascoltando le persone in giro, non ottengono altro che derisione. Secondo me si pongono in modo sbagliato.
Rimanendo nella disquisizione sui Di.Co, sono dell’idea che, come detto prima, trattandosi di cose che non dovrebbero riguardare la morale religiosa, fondandosi sul sociale e su ciò che la promulgazione di una disciplina di tale calibro può essere influenzato nella nostra società, il mondo gay sbaglia ancora su un punto in particolare. La possibilità di avere figli all’interno della coppia (e quindi di formare una famiglia “completa”)
Ora, lo sappiamo tutti che è meglio che un bambino viva la sua infanzia in modo felice preferibilmente adottato da una coppia che sappia dargli amore ed educazione, piuttosto che farlo crescere in un istituto. E sappiamo anche che un bambino non diventa per forza gay, se i suoi genitori sono gay. Essere gay non significa avere una malattia, tantomeno trasmissibile.
Quello che va valutato è invece il risultato che una scelta di questo tipo può riversarsi sul bambino adottato. L’infanzia e la critica adolescenza che dovrebbe vivere continuamente preso in giro dal resto della società. Deriso perché i suoi genitori sono gay, a sua volta condannato per ignoranza della civiltà a divenire gay, e quindi, nella maggioranza dei casi che si prospetterebbero, un bambino emarginato.
In conclusione penso che la società in genere non sia ancora matura per accettare l’omosessualità come una cosa normale e integrabile di diritto. E non c’è legge che tenga.
D’altra parte però la società gay non è ancora matura per potere rivendicare quella serie di diritti sopra accennati.
Come la vedo io? Come dovrei vederla?!? Preferisco vivere la mia vita (per ora con discrezione) sperando un giorno di potere trovare un ragazzo da amare e con cui camminare assieme sul sentiero della vita. Se ci sarà la possibilità di dare tutela giuridica al rapporto di convivenza, ben venga. Non avrò figli, a meno a che non mi salti in testa di sposare una donna e vivere la mia vita da represso. Va bene così. Basta volere bene e vivere nella correttezza. Poi non c’è religione che tenga. Se lassù c’è qualcuno (e io sono convinto che c’è), essendo l’unico essere perfetto, sarà sua incombenza giudicare i nostri destini. Non credo che brucerò all’inferno per avere voluto bene ad una persona solo perché è un libro antico che lo dice. La verità non è quaggiù, ma lassù… e finchè vivremo non ci sarà concesso di sapere. Tanto vale vivere la nostra vita nel migliore dei modi.

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